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Galgo e gatti!


Tanti galgo possono vivere armoniosamente con i gatti e sviluppare con loro rapporti di rispetto, complicità e profonda amicizia. L’importante è applicare in modo corretto le regole di un buon galateo tra cane e gatto. Per dettagli a riguardo vi rimandiamo ai seguenti articoli:

Che significa che un levriero in adozione è ok gatti?

Quando un levriero in adozione, greyhound, galgo o lurcher, viene descritto come “ok gatti” vuol dire che ha mostrato atteggiamenti e comportamenti di disinteresse o/e pacifici nei confronti dei gatti durante i cat test, ovvero di fronte a più gatti, incontrati in contesti diversi e in momenti diversi. Il cat test viene ripetuto su gatti diversi, in più contesti e in tempi successivi, per verificarne la validità del test, ovvero che il risultato permane lo stesso, pur cambiando gatti, contesti e tempi.

Il fatto che un levriero risulti ok gatti significa che ha elevate probabilità di poter convivere pacificamente e armoniosamente con i gatti della famiglia all’interno del contesto domestico, a condizione di applicare una serie di accorgimenti nell’inserimento e nella quotidianità. Questi accorgimenti non sono altro che regole di buon galateo tra cane e gatto, un po’ come noi esseri umani, se vogliamo convivere fra noi senza “scannarci” reciprocamente, ci diamo delle regole. Queste regole sono importanti e non vanno sottovalutate, né trascurate, vanno applicate rigorosamente, rispettando tempi e modi corretti.

A questo punto, facciamo un inciso che aiuta a meglio comprendere cosa intendiamo quando parliamo di “ok gatti” e di “elevate probabilità” di poter convivere con i gatti di casa.

Il gatto è un eterospecifico e i cani, tutti i cani non solo i levrieri, imparano a riconoscerlo e accettarlo come partner sociale, ovvero come interlocutore con cui avere una relazione pacifica e positiva sulla base di conoscenze specifiche e prototipiche. 

Che significa conoscenza prototipica? Significa non facilmente generalizzabile.

Significa che la conoscenza avviene su uno specifico tipo di gatto (specifica morfologia e specifici comportamenti in uno specifico contesto), quindi in partenza su uno singolo soggetto. Quindi il cane riconosce e accetta come partner sociale quel singolo gatto in quel specifico contesto di vita: es. il gatto di casa.

Una volta che lo ha riconosciuto come partner e non come preda, sarà più portato ad accettare come partner tutti i gatti simili che incontrerà nel medesimo contesto di vita: gli altri gatti di casa che hanno comportamenti simili.

Ora, fin qui stiamo parlando di un gatto in contesto domestico, quindi un gatto che fa parte della famiglia e che il cane, vedendolo quotidianamente in famiglia, intuisce che, gli piaccia o meno, quel tipo lì peloso, che assomiglia tanto ad una preda, è in realtà un membro del suo stesso gruppo affiliativo (=famiglia), cui anche lui appartiene, e gli umani di famiglia ci tengono molto a quel gatto, lo considerano a tutti gli effetti un membro della famiglia, che va rispettato e trattato come partner sociale e affiliativo.

Ben diverso è un gatto domestico ma estraneo, ovvero della casa di amici o conoscenti o vicini, e ancora diverso è il gatto che si incontra per strada.

Tenete inoltre conto che va sempre considerato anche il carattere e i comportamenti dei gatti in questione. Ci sono gatti che non gradiscono la presenza di cani in casa, non la gradiscono per nulla. In quel caso l’elemento “critico” può essere il gatto non il cane.

Se desideriamo che il nostro levriero accetti il gatto di casa, quando si muove in giardino (cambia il contesto e anche parte dei comportamenti del gatto), dobbiamo fare un preciso percorso educativo e non darlo per scontato. Se desideriamo che accetti il gatto di casa dei nostri parenti/amici quando andiamo a trovarli, dobbiamo prendere alcuni accorgimenti e non dare per nulla scontato che il nostro levriero alla fine riconoscerà e accetterà come partner sociale il gatto di casa dei parenti o amici. E così via.

Quindi ogni passaggio richiede un lavoro specifico e il risultato non è scontato. 

Se il nostro levriero è ok gatti con i gatti di casa, all’interno della casa, non è detto che lo sia con loro quando li vede correre in giardino, ma soprattutto non è assolutamente detto che lo sia con i gatti estranei che incontra per strada o che entrano nella sua proprietà.

Vale la regola di partenza, vi ricordate? Tutti i gatti sono potenziali prede, vengono riconosciuti e accettati come partner sociali soltanto attraverso conoscenze prototipiche, cioè specifiche.

Da questa premessa discende che più esperienze positive con gatti di diversa morfologia, di diverso carattere e in diversi contesti (e quindi correttamente guidate e mediate da noi) noi siamo in grado di offrire al cane, e più il cane imparerà a trattare una vasta varietà di gatti come potenziali partner sociali e non come prede e a farlo in casa, in giardino, a casa di amici e infine per strada.

Ci sono nostri levrieri (galgo, grey e lurcher) che mantengono un comportamento pacifico e positivo verso i gatti estranei che incontrano per strada o che entrano nel giardino di casa.

Sono una minoranza, ma ci sono. Si tratta di cani che sono stati bene socializzati con i gatti, che hanno una motivazione predatoria bassa o molto bene disciplinata (da non esercitarla sui gatti), e/o elevato autocontrollo, buona riflessività e intesa con il proprietario. 
Tutti questi aspetti giocano un ruolo importante: buona socializzazione pregressa con i gatti, motivazione predatoria bassa o ben disciplinata, capacità di aucontrollo e di scegliere una condotta riflessiva e collaborativa con il proprio proprietario.

Vi faccio un esempio preso dalla mia vita personale. La nostra grey Silky è predatoria verso i gatti. Tuttavia non li preda se è con noi, anche se è in un contesto di libertà (senza guinzaglio) insieme a noi, perché sa che noi non vogliamo e perché la vive come una condotta antieconomica (cioè “il gioco non ne vale la candela”), quindi si attiva alla vista ma desiste subito autocontrollandosi.

In linea generale e riassumendo, un levriero che è ok gatti lo è con i gatti di casa in contesto domestico, purché si applichino le regole di un corretto inserimento. 

Fondamentale in tutto questo discorso è come ci comportiamo noi umani dal primo momento in cui il nostro levriero arriva a casa.

Dipende da noi permettere al levriero e ai gatti di casa di iniziare la conoscenza con il piede giusto, applicando le regole (di buon galateo) riportate nella guida che trovate nella sezione “Inserimento” del nostro sito.

Dipende da noi non dimenticarci mai che i nostri levrieri sono cani da caccia e nel mondo esterno si comportano come tali. I gatti estranei per strada o che entrano nei nostri giardini sono potenziali prede. Quando predano, i levrieri fanno il loro mestiere di cani da caccia, come il gatto fa il suo quando caccia i topi o le lucertole.

Un’ultima considerazione sulla motivazione predatoria.

Nei levrieri la motivazione predatoria è una motivazione prevalente, ovvero forte e più forte rispetto alle altre motivazioni. Ora le motivazioni prevalenti hanno bisogno di esprimersi, ovvero di essere soddisfatte ed esercitate, altrimenti il cane vive un malessere. Occorre dunque trovare dei modi, contesti e target tramite cui il cane possa esprimere la motivazione predatoria in maniera adattiva, cioè trovando appagamento in maniera non lesiva rispetto agli altri cani, animali, esseri umani e rispettando le regole diciamo del vivere civile. Questo lavoro si chiama “disciplinare la motivazione predatoria“. Oltre a disciplinare la motivazione predatoria, vanno rafforzate le motivazioni controlaterali (protettiva, epimeletica ed et-epimeletica) e sviluppate quelle prosociali (collaborativa e sociale). Inoltre vanno sviluppate la capacità riflessiva e quella di autocontrollo e occorre lavorare sulla relazione dei cane con noi proprietari.

E’ tutto un lavoro molto utile, appagante e divertente che fa crescere la nostra relazione con i nostri levrieri e farà crescere anche i nostri levrieri, aumentandone l’autoefficacia, l’autostima, le competenze e il loro benessere

Io suggerisco a tutti di fare un percorso educativo con il proprio levriero perché ci consente di imparare a osservare e leggere correttamente i suoi comportamenti, i bisogni, le motivazioni e le emozioni che esprime nelle diverse situazioni. Inoltre ci dà strumenti per far crescere la nostra relazione con lui, per aiutarlo ad essere un cane più libero e in grado di esprimere le sue motivazioni in maniera appropriata, per goderci noi stessi maggiormente la relazione con lui.

Questi cani possono imparare tantissime cose e noi con loro. Più noi siamo in grado di metterci in gioco e migliorarci nella nostra capacità di sintonizzarci, di relazionarci e comunicare correttamente con i nostri cani, più la nostra relazione con loro crescerà, più loro saranno cani felici e liberi di esprimersi e più noi ci godremo la nostra vita insieme a loro.

L’Inserimento di un levriero in una casa con gatti

L’inserimento di un levriero in una casa in cui vive già un gatto (o più) è un percorso che richiede una serie di attenzioni e accorgimenti al fine di tutelare il benessere psicofisico di cani e gatti e di gettare le premesse per una convivenza armoniosa.

Intervengono infatti molti fattori che vanno ben gestiti dal momento che in gioco c’è la convivenza tra soggetti molti diversi (eterospecifici) con inclinazioni, disposizioni ed esperienze che verranno inevitabilmente messe in campo nell’incontro con l’altro.

Prima di illustrare la procedura per un corretto inserimento, cerchiamo di capire perché è essenziale seguirla e perché la gradualità è il valore più importante da perseguire.

1. Il gatto e il cane: differenze di specie

Cane e gatto appartengono a due specie differenti, ciascuna con le proprie specificità, una propria psicologia, un proprio modo di comunicare, di gestire la relazione con i conspecifici, gli eterospecifici e l’essere umano: le posture, le prossemiche, i segnali comunicativi, la stessa relazione con l’uomo sono diversi nelle due specie.

Comprendere dunque le rispettive caratteristiche di specie è il primo passo per guidare la costruzione di una relazione non ovvia, ma nemmeno impossibile.

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Il cane è un animale sociale e, come tale, vive la vicinanza con altri individui come una condizione naturale, persino indispensabile al suo equilibrio emotivo. Al contrario il gatto è un animale solista, solitario e individualista, poco incline a giocare la parte del “gregario”. Non ha bisogno di riconoscersi in un gruppo sociale di appartenenza per strutturare e motivare la sua esistenza. Inoltre tende a risolvere i problemi da solo, non si coordina operativamente con un “branco” come fanno lupi e i cani domestici.

Il gatto può benissimo sopravvivere in equilibrio all’interno del suo territorio anche in totale solitudine e privato di qualunque riferimento sociale, sia umano che intra-specifico. Con la domesticazione, il gatto ha imparato a trarre dei vantaggi dall’adattarsi con sempre maggior flessibilità alla vita comunitaria (fino alla formazione delle così dette colonie), senza che questo, però, si sia tradotto, a livello di comportamento di specie, in una strutturazione sociale con ruoli e competenze specifiche e condivise.

In altre parole, il gatto può autonomamente “scegliere” di vivere in gruppo a patto che il territorio che lo ospita offra abbondanti risorse (cibo, acqua, luoghi di riposo, ecc.) per tutti. Se così accade, allora può anche gradire la vita comunitaria e riuscire ad intessere relazioni affiliative con uno o più consimili, ma può anche decidere di vivere in una tollerante indifferenza con essi o coltivare anche vere e proprie “antipatie” con alcuni individui.

Per il gatto, l’affiliazione ad un gruppo sociale (ovvero il piacere di convivere, di condividere, di coesistere) non si basa su di una gerarchia da rispettare, al cui vertice c’è un “capo/leader” riconosciuto come tale, ma è il risultato di una scelta da rinnovare ogni giorno, sulla base della fiducia instaurata con l’umano, fiducia che implica: assenza di minaccia, assenza di emozioni negative, assenza di malessere fisico, assenza di dolore. Quando anche solo una di queste componenti entra a far parte della relazione tra il partner umano e un gatto, il patto di fiducia si rompe. Uno sberlotto, un colpo sul muso, una spruzzata d’acqua, insomma qualunque intervento che faccia allontanare repentinamente il gatto, anche se fatto bonariamente, suscita emozioni negative quali la paura, il risentimento, la diffidenza, se non anche il terrore, e mina la relazione. Il gatto resta un animale discreto e riservato.

E’ estremamente attento ai rituali e alle routine e ama l’esclusività e le abitudini consolidate. Pur sopportando anche le situazioni caotiche e dinamiche, tipiche delle famiglie numerose, il gatto ha l’esigenza di ritagliarsi angoli privati, tranquilli e ordinati, sviluppare un rapporto privilegiato se non esclusivo con un partner di riferimento, in genere chi si prende cura di lui.

Inoltre il gatto ama fare da padrone nel suo ambiente di vita, avere sempre il controllo delle situazione e poter esplorare con calma ogni più piccolo dettaglio della dimora. Questa sua curiosità istintiva, il piacere di fare delle scoperte e di mettere costantemente alla prova le sue doti di cacciatore su ogni tipo bersaglio, pongono il micio al riparo dalla noia.

Il contatto fisico etero-specifico è un’esperienza a cui il gatto va abituato sin da cucciolo se si desidera che da adulto l’accetti e la viva positivamente come parte integrante del suo bagaglio esperienziale. Di contro, un micio non opportunamente stimolato e manipolato nelle prime settimane di vita, sarà incline a sviluppare una vera e propria intolleranza al contatto (soprattutto quello umano), diventando il classico micio che “si rigira” non appena l’umano tenta di accarezzarlo. Anche il contatto tra conspecifici ha le sue regole e i suoi meccanismi insiti nella specie.

I gatti tendono ad organizzarsi in “gruppi sociali”, cricche di tolleranza all’interno delle quali i mici interagiscono in maniera amichevole. Il contatto fisico (dal semplice annusarsi le punte del naso fino alla toelettatura reciproca), è ben accetto da parte di un micio solo nei confronti di gatti appartenenti al suo stesso gruppo sociale, tenendo conto che questi gatti non sono necessariamente tutti quelli con cui il micio convive.

Di fatto, nella vita di tutti i giorni, ogni gatto regola i rapporti imponendo, mantenendo, gestendo specifiche distanze per cui la prossemica, nel linguaggio felino, insieme alla comunicazione olfattiva, visiva e tattile, assume un ruolo di rilievo per la risoluzione delle conflittualità. Per esempio il gatto sfrutta molto la tridimensionalità dello spazio, cioè utilizza le altezze, per cui è importante che l’habitat domestico sia organizzato in modo da consentire soste e spostamenti in altezza (mensole verticali disposte ad altezze differenti, alberi tiragraffi, ecc.), da prevedere più punti di alimentazione e favorire i luoghi di isolamento, permettere al gatto di avere punti adatti per le graffiature e fornire dei giochi stimolanti l’attività fisica e mentale.

I gatti non hanno delle distinte gerarchie di dominanza né quindi meccanismi post-conflitto quale la riconciliazione, non si sono adattati a vivere in stretta vicinanza l’uno all’altro e riducono la probabilità di aggressione mantenendo le distanze tra di loro in orizzontale e verticale.

Anche nascondersi è un comportamento che i gatti emettono frequentemente in risposta ai cambiamenti nel loro ambiente, come anche per evitare le interazioni con altri gatti, con i cani o con gli umani. Dal momento che questo comportamento è un modulatore dello stress, i gatti dovrebbero sempre avere accesso a posti dove si possano nascondere comodamente (per esempio scatole, cartoni). Strutture sollevate e parzialmente chiuse sono utili poiché celano il gatto, il quale può però allo stesso tempo controllare i dintorni.

Un’altra caratteristica importante per il gatto è il controllo immediato nei confronti dell’ambiente. Un divisorio con zone funzionali separate (il cancellino per bambini, una porta in vetro, una porta di plexiglass appositamente costruita, zone collegate), l’arredamento adatto (per esempio mensole; cucce per nascondersi) e l’accesso visivo ai dintorni (per esempio finestre), permette ai gatti un certo controllo sopra l’ambiente fisico e sociale.

Essi possono allora fare una varietà di scelte comportamentali (es. arrampicarsi sopra una piattaforma elevata per ottenere una vista migliore; nascondersi dietro una barriera visiva per stare da soli) che migliorano il loro benessere generale. Per il benessere del gatto, l’ambiente domestico deve essere ripartito in zone a cui tributare un diverso significato (zona riposo, zona di alimentazione, zona di defecazione) e da collegare attraverso specifici percorsi obbligati.

Il gatto prende infatti possesso del territorio grazie a specifici feromoni, che consentono a lui un orientamento sociospaziale nel territorio. Attraverso la marcatura feromonale il gatto segmenta il proprio ambiente di vita in aree dedicate a particolari attività: mangiare, riposare, defecare, giocare, ecc. Il gatto non ama mangiare dove defeca. Le lettiere vanno dunque posizionate lontane da fonti di cibo e di acqua. Inoltre, molti gatti richiedono che il posto utilizzato per evacuare sia appartato, riparato, lontano da occhi indiscreti. Non vanno situate in posti rumorosi (es. accanto ad una lavatrice o una lavastoviglie) o illuminati dal sole (il calore potrebbe alterare l’odore della lettiera). Si consiglia di distribuirle, per quanto possibile, in vari punti della casa, onde dare al gatto varietà di alternative nella scelta della cassetta. Allo stesso modo le ciotole vanno collocate lontane dalle lettiere, sistemate in vari punti della casa, in posti puliti, possibilmente tranquilli, dove il gatto possa mangiare serenamente e senza correre il rischio di essere assillato da cani, bambini o altri gatti.

Talvolta, permettere al gatto di mangiare in postazioni sopraelevate, aumenta il suo senso di sicurezza e lo induce a mangiare più rilassato e più sereno.

Il gatto è predatore e preda. La predazione è dunque un’attività ludica e di sostentamento insieme (tecnicamente “un’attività autoimplementante”). Il gatto caccia piccole prede che si muovono, veloci, a scatti, indipendentemente dal senso di fame. Nel contempo è a sua volta una specie predata che adotta la fuga (tipicamente verso posizioni sopraelevate) come strategia difensiva primaria.

Infine, il rituale di approccio completo fra due gatti prevede una sequenza di contatti via via sempre più intensi (naso-naso, naso-nuca e naso-area anogenitale). Tale sequenza può essere interrotta bruscamente in un qualunque stadio se uno dei due o entrambi non “gradiscono” e, a seconda delle condizioni ambientali, dei temperamenti reciproci e dei segnali emessi, può concludersi con l’allontanamento di uno dei due, con la fuga e relativo inseguimento o, più raramente, con una lotta corpo corpo.

Queste differenze di specie tra gatto e cane hanno anche delle ricadute sul piano del linguaggio non verbale. Postura, prossemica, cinetica, gestualità e in generale i segnali comunicativi spesso hanno valori diversi nelle due specie e possono essere all’origine di fraintendimenti e incomprensioni.

Un esempio classico è il movimento della coda. Se il cane scodinzola vuol dire che è ben disposto e piacevolmente interessato, mentre il gatto lo fa, normalmente, quando è nervoso o irritato.

Questo implica un cane che incontri per la prima volta un gatto salutandolo con gioiose sferzate di coda, molto probabilmente verrà interpretato dal felino come un essere “strano”, irritato e nervoso e, quindi, potenzialmente pericoloso.

La coda alta per il gatto è un segnale di benvenuto, mentre per il cane è sinonimo di assertività, baldanza, provocazione o di stato di elevata vigilanza. Lo scodinzolare basso indica nel gatto irritazione e nervosismo, mentre nel cane è espressione di socievolezza e desiderio di interagire e giocare.

Il cane ama comunicare il proprio affetto attraverso un ampio catalogo di atteggiamenti e comportamenti. Al contrario, il gatto preferisce prendere possesso dei propri beniamini attraverso una marcatura feromonica, ossia sfiorando il partner, strusciando parti del corpo (le guance, il dorso e la base della coda).

Tuttavia è evidente che i problemi di (in)tolleranza fra cane e gatto vanno ben al di là di una semplice lettura del linguaggio posturale.

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Infatti accanto a vistose differenze di significato nel linguaggio corporeo, troviamo numerose similarità tra cane e gatto. Entrambi, in uno stato emotivo di disagio o preoccupazione, piegano le orecchie all’indietro. Entrambi sfruttano la manovra di evitamento (distolgono lo sguardo, assumono posture laterali o addirittura si allontanano) per prevenire o risolvere i conflitti con conspecifici. Entrambi espongono i denti come tecnica difensiva di “persuasione”, ringhiano sommessamente per esprimere irritazione e intimare all’altro di allontanarsi; tengono la coda attaccata al corpo nelle posture più difensive e preferiscono la via di fuga allo scontro ad oltranza (fatte salve specifiche tendenze di razza e temperamento).

I fraintendimenti e le incomprensioni tra cane e gatto non nascono dunque soltanto da un diverso modo di leggere il linguaggio posturale e corporeo, ma da differenze profonde e radicate nella diversa natura sociale delle due specie, differenze da cui scaturiscono aspettative, diverse nel gatto e nel cane, riguardo l’interazione con il mondo esterno e, quindi, riguardo il modo di approcciare e di presentarsi rispetto ai conspecifici e agli etero-specifici.

Facciamo un esempio. Un cane che incontra un gatto con intenzioni giocose tende ad avvicinarsi scodinzolando, magari annusandolo nell’area anogenitale appena ne ha l’opportunità ed, eventualmente, può decidere di invitarlo al gioco con l’inchino, l’abbaio e con balzi e movimenti concitati. Se il gatto, per tutta risposta, si sottrae e si allontana con un passo via via più veloce, è molto probabile che il cane ceda alla tentazione di lanciarsi in un gioco predatorio.

Ma cosa è accaduto dal punto di vista del gatto? Il gatto è un animale che modula le distanze per evitare i conflitti o, semplicemente, per limitare le interazioni indesiderate. Un cane che si avvicini scodinzolante ignorando, esattamente come un essere umano, i segnali di distanza o di evitamento del gatto, rompe il “patto” di non belligeranza, imponendo un’interazione ad un animale discreto e riservato che, per di più, tollera il contatto fisico solo di precisi, ben selezionati individui. A seconda del grado di confidenza tra i due, del temperamento e dell’umore, il gatto può decidere di assecondare il cane.

Tuttavia, è molto più probabile, che il micio decida di allontanarsi indispettito o addirittura impaurito dall’esuberanza dell’altro (anche nell’invitare al gioco i gatti sono discreti e graduali, non “fisici” come certi cani). A questo punto, se all’approccio un po’ invasivo si aggiunge l’ulteriore imposizione del contatto naso-anogenitale da parte del cane (il contatto più “profondo”, l’ultimo e più confidenziale stadio del rituale di approccio per il felino), questo attiva nel gatto una risposta di allontanamento veloce, per poi trasformarsi in autentica fuga, scatenando nel cane la sequenza predatoria.

Imparare dunque da parte di noi umani le differenze profonde che esistono tra queste due specie, è il primo passo che occorre compiere per predisporre le condizioni idonee ad un corretto inserimento.

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2. Valutare l’idoneità alla convivenza

Il secondo passo consiste nello scegliere e valutare con attenzione e competenza i profili caratteriali di tutti i soggetti coinvolti. “Un’attenta valutazione del cane, del suo pregresso nei confronti dei gatti e, soprattutto, di come la sua motivazione predatoria si esprime, è fondamentale per evitare incidenti spiacevoli e, talvolta, nefasti”.

“D’altra parte, non si può dare per scontato che i mici abbiano sempre le risorse emotive e cognitive sufficienti da permettere loro di portare a termine uno sforzo adattativo importante come quello di imparare a convivere – soprattutto se adulti – con una specie per cui rappresentano una preda e nei confronti della quale possono esibire comportamenti anche di intensa aggressività difensiva. Questo vale a maggior ragione per i gatti così detti “indoor”, ovvero senza la possibilità di avere una vita e di coltivare esperienze al di fuori delle pareti domestiche”.

Realizzare una convivenza pacifica non è impossibile, a condizione che i proprietari dedichino tempo, pazienza e accortezza nel consentire al cane e al gatto di conoscersi, di comprendersi e di modulare opportunamente la loro relazione sulla base delle rispettive caratteristiche di specie.

3. L’inserimento: gradualità e precisi accorgimenti

Una volta verificata la fattibilità dell’inserimento del levriero in quello specifico gruppo affiliativo (umani + altri animali), sarà fondamentale procedere per gradi e applicando alcuni accorgimenti. La maggior parte dei greyhound e dei galgo hanno il potenziale per essere educati a convivere con un gatto, ma ciò può richiedere anche diversi mesi e molta pazienza, accortezza, perseveranza e fiducia.

Occorre essere consapevoli che il raggiungimento di un clima di serenità e di convivialità potrà richiedere anche diversi mesi, a seconda del profilo emotivo e motivazionale del cane e del gatto (o di ogni singolo gatto). Tuttavia se noi proprietari abbiamo pazienza, attenzione e competenza, i nostri sforzi verranno poi ripagati dai progressi via via crescenti che i nostri cani e gatti faranno nell’imparare a conoscersi e a rispettarsi. In tutto il percorso di inserimento la gradualità e il rispetto dei tempi specifici di ciascun gatto e cane sono fondamentali.

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Riguardo al gatto, occorre tener conto che ha due caratteristiche di specie importantissime:

1) nasce come predatore solitario che, talora, può tollerare la presenza di consimili e di eterospecifici in contesti abbondanti di risorse, ma

2) incontrando un cane nel suo territorio, tende istintivamente ad averne paura e a reagire evitandolo, scappando, ringhiando, soffiando o addirittura attaccando perché lo interpreta come una minaccia, sia per la propria incolumità fisica, sia come un invasore arrivato ad occupare i suoi spazi.

Il gatto non è come il cane un “animale sociale obbligato” (cioè per natura portato a fare branco e inserirsi in un gruppo), per cui le sue prime iniziali reazioni di fronte ad un cane sono la diffidenza, l’apprensione o il fastidio, che con il tempo potrà abbandonare.

Occorre dunque insegnare al gatto che

1) il nuovo arrivato non è una minaccia dal punto di vista fisico (ossia non attaccherà, non aggredirà)

2) il nuovo arrivato non pregiudica la disponibilità delle risorse fino a quel momento avute (il cibo non diminuirà, la zona riposo non sarà minacciata, lo spazio a sua disposizione non diminuirà, i suoi giocattoli non saranno a rischio, ecc.).

Questo apprendimento richiederà giorni e ripetute esperienza positive in tal senso. Ricordatevi, inoltre, che, come osserva la d.ssa Sonia Campa1 “nell’inserimento di un cane in una casa in cui vivano dei mici, il lavoro più importante e più impegnativo da fare sarà sul cane e l’ideale sarebbe farsi seguire in questo da un bravo educatore cinofilo che aiuti il proprietario a costruire una relazione profonda, basata sulla stima e sul rispetto reciproco. Il cane dovrà imparare che i gatti sono membri del gruppo famiglia in cui viene inserito e che, come tali, non possono e non devono essere oggetto di predazione.

Per entrare in quest’ottica, tuttavia, è necessario che il cane impari a vedere nel proprietario un referente credibile, accreditato, che si fidi non solo delle contro-proposte che il proprietario sarà in grado di fornire, ma anche della sua gestione spicciola della vita quotidiana della famiglia.

Il proprietario, dal canto suo, dovrà imparare come accreditarsi agli occhi del cane, dovrà imparare a comunicare in maniera efficace e puntuale, sia per indirizzare il cane verso i comportamenti più adeguati in presenza dei gatti e, in generale, verso una opportuna disciplina della motivazione predatoria, sia per trasmettergli un’idea positiva ed unificante di gruppo-famiglia “allargato” in cui i gatti sono membri a tutti gli effetti (e membri, per altro, con delle prerogative diverse rispetto alle sue). Non secondaria, inoltre, sarà la bravura del proprietario nel trasmettere al cane il senso di “cura” dei gatti e il valore sociale che essi ricoprono all’interno del gruppo nel suo insieme.”

4. L’inserimento: le regole base da seguire

Riportiamo di seguito alcuni accorgimenti utili per un buon inserimento.

Questi accorgimenti valgono sia per i greyhound sia per i galgo, dati in adozione, nel cui profilo è indicato che possono adattarsi a convivere con gatti. Si tratta di indicazioni di massima, che aiutano a non commettere errori e ad agevolare l’inizio di una positiva conoscenza tra cane e gatto, che tenga conto delle loro diversità di specie e delle loro differenti esigenze. Queste indicazioni vanno poi declinate e personalizzate in funzione di ogni specifico gruppo affiliativo (umani, cani, gatti e altri animali che compongono quella famiglia).

Ne consegue che la rapidità con cui si potrà procedere, gli accorgimenti o precauzioni da prendere e, in definitiva, come orientarsi lungo il percorso di inserimento del levriero in una casa dove ci sono uno o più gatti dipendono dal profilo emotivo e motivazionale del cane e del gatto (o di ogni singolo gatto), dalla loro storia pregressa e dalla composizione del gruppo familiare.

Ci sono inserimenti che possono richiedere una decina di giorni, altri richiedono più mesi. L’essenziale è applicare con cura questi accorgimenti e procedere con gradualità.

Se vi trovate in difficoltà o volete sentirvi più competenti nel gestire questo percorso di inserimento vi consigliamo di affidarvi ad un professionista, che vi aiuterà a conoscere meglio i vostri amici a quattro zampe e a relazionarvi a loro in maniera più efficace. Imparerete molto divertendovi e beneficiandone voi e loro.

Entriamo ora nel dettaglio delle regole base da seguire per un buon inserimento.

Considereremo tre situazioni tipo che si possono verificare:

A) Il levriero si mostra indifferente al gatto. Non lo guarda per nulla, oppure lo nota, si ferma magari anche a guardarlo, ma rimane impassibile, fermo e rilassato.

B) Il levriero si attiva alla vista del gatto. Orienta sguardo e attenzione su di lui e mostra di eccitarsi. Lo stato di eccitazione è espresso da tutto il linguaggio del corpo: la testa è alta e ritta in avanti, tutti i lineamenti facciali sporgono in avanti, contraendo muscoli del naso e del collo e increspando la pelle intorno agli occhi e alla fronte, le orecchie sollevate e orientate in avanti, il peso del corpo è sulle zampe anteriori, la coda ondeggia o è tenuta alta e orizzontale, possono venire emessi uggiolii di eccitazione.

C) Il levriero si mostra inibito e intimorito dalla presenza del gatto. Emette segnali di stress e di pacificazione: sbadiglia ripetutamente, si lecca il labbro, si lecca il corpo o si gratta, rimane immobile e guarda lontano.

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4.1 Fase Uno: preparare l’inserimento

1) Aiutare il gatto e il levriero a costruire nella loro mente un’idea positiva dell’altro, sin dal loro primissimo contatto. Se permetterete loro di conoscersi con gradualità e senza scontrarsi nemmeno una volta, getterete le basi per una convivenza armoniosa, in cui cane e gatto potranno apprezzare la presenza e la relazione con l’altro e non semplicemente tollerarla o ignorarla.

2) Installare un cancelletto extra alto (pet gate anche per animali domestici, altezza 1.20 -1.50) che renda un’area della casa inaccessibile al cane dove concentrare tutte le risorse di cui necessita il gatto (cibo, acqua, cuccia, giochi, cassettine, ecc.). In quest’area il gatto potrà sentirsi al sicuro e godersi spazi di beata solitudine. Potrà riposare, giocare ed esplorare in santa pace e recuperare lo stress. Da questa area franca il gatto potrà liberamente decidere se e quando andare a confrontarsi con il nuovo arrivato, sapendo di aver sempre un via di fuga sicura.

3) Il cibo, la cassetta igienica, i giochi, l’acqua, i cuscini per il riposo e in generale tutte le risorse del gatto devono essere concentrate in questa area, ad uso esclusivo del gatto.

4) L’uso del cancellino è la scelta migliore perché il gatto ha a disposizione un’area inaccessibile al cane in un posto della casa, ma il cane non è totalmente escluso da quest’area. La può vedere e ci può entrare, accompagnato dal partner umano e in sua presenza.In questo modo il gatto potrà andare e venire liberamente ma il cane non potrà seguirlo liberamente. Tuttavia, il cane potrà vedere il gatto per tutto il tempo. Di contro, separare continuamente il gatto e il levriero tramite le porte renderà il cane molto più interessato al gatto per via del fattore novità a ogni contatto visivo.

5) Garantite al gatto la disponibilità di spazi e luoghi dai quali poter osservare il levriero senza essere raggiunto né disturbato. Da animale profondamente osservativo, avrà bisogno di “studiare” il nuovo arrivato per capirne abitudini e tendenze e pianificare strategie di difesa.

6) Moltiplicate le zone sopraelevate attraverso mensole, mobili sopraelevati e accessibili, tiragraffi, soprattutto nelle aree condivise con il cane. Ciò garantirà al gatto la libertà di osservare il levriero da lontano e, in caso di bisogno, guadagnare veloci vie di fuga.

7) Fate attenzione agli occhi del cane. Se il gatto si arrabbia potrebbe attaccarlo e graffiarlo quindi è opportuno tagliare le unghie al gatto a scopo preventivo.

8) L’educazione dei levrieri rescue (galgo e grey) e in particolare dei greyhound ex racer nei confronti del gatto non deve essere presa alla leggera, ma può riuscire ed è riuscita in molte occasioni.

4.2 Fase due – Il giorno delle presentazioni

1) Se vi sono già altri cani in famiglia, fate le presentazioni all’esterno con il levriero. Consentite ai cani di conoscersi e interagire in esterno, lasciate che finiscano di scambiarsi i loro saluti e aspettate che si calmino prima di entrare all’interno della casa ad incontrare il gatto.

2) Entrate in casa con il levriero al guinzaglio. Meglio utilizzare da subito la pettorina ad H e il guinzaglio lungo (3 metri). Tenete il guinzaglio lungo, non teso, in modo che il cane possa avere agio di muoversi ed esplorare e con la possibilità per voi di accorciarlo se necessario (per modulare la distanza tra il cane e il gatto). Tenete a portata di mano la museruola. Se vi sentite più sicuri, fate indossare al levriero da subito la museruola.

3) Se utilizzerete anche la museruola, sarà importante procedere alla vestizione della museruola in modo tale da favorire nel levriero una marcatura emozionale positiva, ovvero consentire al cane di associare alla museruola e al suo indossarla emozioni e rappresentazioni positive. I greyhound ex racer sono già abituati ad indossare la museruola, ma difficilmente associano a questo oggetto di contenimento ricordi ed emozioni positive. I galgo al contrario non sono abituati ad indossarla. In entrambi i casi dunque è importante applicare una serie di accorgimenti nella vestizione della museruola in modo da associare emozioni positive. Vedete a riguardo il paragrafo dal titolo “Vestizione della museruola”.

4) Se il vostro gatto è socievole, abituato a interagire con i cani e solito accogliervi all’ingresso di casa , quando rientrate, entrate prima uno di voi, insieme all’altro cane. Dedicatevi al rituale del rituale del rientro a casa che siete soliti fare con il vostro gatto. Una volta che il gatto si è allontanato dall’ingresso entrate con il levriero.

5) Fateli incontrare in un campo neutro (non lo spazio riservato al gatto), meglio in un’ampia sala, dove il gatto abbia una via di fuga verso l’alto o attraverso il cancelletto.

6) Non costringeteli a conoscersi in un ambiente chiuso quale è un appartamento, senza che il gatto abbia una via di fuga e senza gradualità.

7) Non costringete il gatto all’interazione, magari prendendolo in braccio per “favorire” l’incontro con il cane: i gatti hanno bisogno dei loro tempi, di prendere decisioni in maniera autonoma e soprattutto, devono avere sempre le vie di fuga fisicamente disponibili. Inoltre, tenere il gatto in braccio stimola ancor più l’interesse del levriero.

8) Fate attenzione alla forma fisica del gatto, ovvero alla sua agilità nel trovare via di fuga. Tenete inoltre conto se il gatto è abituato o meno ai cani. Se non ha paura dei cani ed è addirittura socievole con loro, potrebbe mettere in atto iniziative che attivano la motivazione predatoria del cane oppure potrebbe rimanere fermo e non scappare se il cane lo insegue o cerca di catturarlo.

9) Non sottovalutate mai segnali come ringhi, soffi e zampate nervose del gatto perché spesso sono il sintomo di un fastidio e insofferenza destinati a depositarsi nell’animo del gatto per riesplodere con il tempo, magari dopo giorni, mesi o addirittura anni e dopo una convivenza apparentemente tranquilla.

10) Con il tempo e la pazienza il levriero e il gatto inizieranno a conoscersi e a vivere la loro copresenza come un fatto neutro o meglio ancora positivo. Finché non arriverà quel momento e non sarete assolutamente sicuri della loro tranquillità, non lasciateli mai senza supervisione e separateli quando siete fuori casa.

11) Voi giocate un ruolo fondamentale ai fini del buon esito dell’inserimento e di una buona convivenza tra cane e gatto. Abbiate fiducia nelle possibilità dei vostri amici a quattro zampe. Mantenete la calma, osservate con attenzione il linguaggio non verbale e i comportamenti del gatto e del cane, loro vi comunicano molto e vi danno moltissimi segnali su ciò che gradiscono e non, su come far evolvere al meglio l’interazione. Abbiate fiducia nel vostro levriero e nella vostra relazione con lui. I levrieri e in generale i cani percepiscono i nostri umori e sentimenti. Se lasciate trasparire “emozioni negative”, il cane li avvertirà.

11) I greyhound hanno alle spalle un lungo periodo di allevamento e di addestramento alle corse, i galgo alla caccia alla lepre (e in generale a piccole prede in movimento). Tutto questo ha esasperato la loro motivazione predatoria. Tuttavia sia i grey sia i galgo desiderano più di ogni altra cosa essere amati, ottenere il vostro affetto e approvazione, rendersi contenti. Se farvi contenti significa ignorare i gatti, loro prima o poi lo capiranno e voi avrete educato con successo un greyhound o un galgo a vivere con il vostro gatto.

4.3 Fase tre – L’inserimento – Situazione A

1) Ovviamente diamo per assodato che abbiate attuato tutti gli accorgimenti indicati alla fase 1 e 2, quando arrivate a questa fase della presentazione reciproca. Quindi il cancelletto sarà installato e chiuso al vostro arrivo con il levriero, avrete accuratamente preparato e diviso le aree rispettivamente destinate al gatto e al cane, ecc.

2) Può capitare che una volta che siete entrati in casa, con il cane al guinzaglio, il vostro levriero appunto si mostri indifferente al gatto. Lo nota ma non fa una piega, non si attiva né mostra particolare interesse alla vista e presenza del gatto, oppure si ferma a guardarlo ma rimane rilassato (le orecchie sono giù oppure sono alte ma non in avanti; posizione sciolta del corpo, con il peso uniformemente distribuito sulle quattro zampe, testa alta, muscoli facciali rilassati, coda bassa e rilassata).

3) In questo caso, è importante che voi rinforziate2 questo comportamento appropriato del levriero, mostrandovi a vostra volta indifferenti al gatto, tranquilli e rilassati. In questo modo andrete a comunicare con il vostro linguaggio non verbale (il vostro atteggiamento e comportamento) che il gatto è una presenza naturale, fa parte della famiglia e della casa, non c’è dunque nessuna ragione per allertarsi, eccitarsi o preoccuparsi.

4) Non darete dunque attenzione al gatto e porterete il vostro levriero ad esplorare la casa, invitandolo con tono di voce calmo e lasciandolo perlustrare gli ambienti ed esplorare gli oggetti con agio, con la possibilità di scegliere dove andare e quanto tempo sostare, mantenendo il guinzaglio lungo. Gli farete visitare la casa, conoscere il suo cuscinone/cuccia, eletto come luogo della calma e del riposo, a lui riservato.

5) Dopodiché, se durante tutto questo tour conoscitivo della casa il vostro levriero si è mantenuto calmo e indifferente al gatto, potete togliergli il guinzaglio, lasciando chiuso il cancelletto di modo che il gatto possa avere l’agio di avvicinarsi al cane, sapendo di avere sempre una facile e sicura via di fuga.

6) Per tutto il primo periodo dell’inserimento non lasciate mai il levriero e il gatto soli nella stessa stanza senza la vostra supervisione. Mantenete sempre montato e chiuso il cancelletto divisorio.

7) Tutte le volte che il levriero è in presenza del gatto (lo vede oppure il gatto si è avvicinato al cane, andando nella stessa stanza) e si mantiene indifferente, oppure mostra interesse ma non va in allerta, non enfatizzate l’attenzione sul gatto e su quello che sta accadendo. Quindi non allertatevi, non precipitatevi sul gatto o sul cane, non richiamate l’attenzione del cane o del gatto. Osservate quello che accade ma senza farvi troppo accorgere, continuando a sbrigare le vostre cose o facendo finta di essere impegnati in altro, non attenti al cane e gatto (es. potete far finta di leggere o digitare qualcosa al cellulare o leggere un libro). Potete poi andare con calma verso il vostro levriero, descrivendo una traiettoria curvilinea e posizionandovi con il fianco di 3/4 rispetto al cane, e coinvolgerlo in attività piacevoli, interessanti e che non innalzano troppo l’arousal (es. accarezzarlo in maniera delicata e tranquilla, spazzolarlo, coinvolgerlo in una ricerca olfattiva molto semplice). In questo modo il cane assocerà pensieri e emozioni positive alla rappresentazione mentale della presenza del gatto. Non proponete al cane attività che lo fanno eccitare: evitate dunque pupazzi che suonano o che assomigliano a prede, giochi del tira e molla, palline che suonano.

8) Quando levriero e gatto tenteranno i primi approcci di conoscenza reciproca, mediateli. Posizionatevi in prossimità del gatto e del cane e modulate i tempi e i modi della reciproca conoscenza, favorendo comportamenti di entrambi i soggetti che non siano bruschi o invadenti. Evitate i “No” e concentratevi sul premiare con il tono di voce positivo, con il contatto piacevole e con lo sguardo, tutti i comportamenti dei vostri due pelosi che sono appropriati. Se uno dei due dà segni di esagerare, portate la sua attenzione su di voi e coinvolgetelo in un’interazione piacevole.

9) Nelle prime settimane dell’inserimento lasciate sempre montato e chiuso il cancelletto, in modo che il gatto possa in ogni momento andare e venire come preferisce.

10) Quando avrete avuto ripetuti episodi di copresenza positiva tra gatto e cane potrete iniziare a lasciare aperto il cancelletto fino ad arrivare ad eliminarlo con il tempo, se vorrete.

11) Noi vi consigliamo di lasciarlo sempre installato e chiuso quando uscite di casa, perché è una precauzione in più, che assicura al vostro gatto un’area della casa inaccessibile al cane.

12) L’ultimo passo è quello di lasciare il levriero insieme al gatto quando voi non ci siete. Questo potrà accadere solo quando il levriero avrà dato ripetuta prova di convivere e interagire con il gatto senza manifestare né interesse né iniziative predatorie. Tuttavia, la prima volta che li lasciate da soli insieme, fate finta di andarvene ma rimanete fuori dalla porta ad osservare, così se qualcosa dovesse accadere, sarete lì pronti ad intervenire. Gradualmente lasciateli insieme per periodi di tempo via via più lunghi e prima di quanto pensiate, sarete in grado di uscire forti della consapevolezza che il cane e il gatto sono tranquilli insieme.

4.4 Fase tre – L’inserimento – Situazione B

1) Anche per questa seconda situazione, diamo per assodato che abbiate attuato tutti gli accorgimenti indicati alla fase 1 e 2, quando arrivate a questa fase della presentazione reciproca. Quindi il cancelletto sarà installato e chiuso, avrete accuratamente preparato e diviso le aree rispettivamente destinate al gatto e al cane, ecc.

2) Può capitare che una volta che siete entrati in casa, con il cane al guinzaglio, il vostro levriero si attivi alla vista del gatto, orienti sguardo e attenzione su di lui e mostri di eccitarsi, si metta ad uggiolare o ad abbaiare, oppure tenti di lanciarsi sul gatto.

3) Restate calmi, accorciate il guinzaglio senza mandarlo in tensione, attirate a voi l’attenzione del cane, invitandolo a seguirvi altrove e coinvolgetelo nella perlustrazione della casa, nell’esplorazione degli oggetti e in interazioni calme e piacevoli con voi.

4) Per attirare l’attenzione su di voi, emettete un suono (es. schioccare le labbra, un fischio, ecc.), invitate il vostro levriero a seguirvi con un tono di voce ritmato e allontanatevi dal gatto in direzione opposta. Coinvolgete il vostro levriero in una qualche attività interessante: es. costruite una pista olfattiva tramite bocconcini gustosi, che guidino il cane nella perlustrazione dell’ambiente e in una divertente ricerca olfattiva. Appoggerete alcuni di questi bocconcini sul pavimento in modo da disegnare un percorso e alcuni li nasconderete in una scatola aperta con dentro della carta straccia, altri ancora per esempio sotto un bicchierino di plastica. Evitate in questa fase nascondigli difficili, poiché, essendo eccitato, il vostro levriero è più facilmente distraibile e meno in condizione di effettuare problem solving. Come bocconcini premi funzionano benissimo sia il formaggio sia i wurstel.

5) In questa fase è importante che voi riusciate a direzionare l’attenzione e l’interesse del levriero su altri oggetti, situazioni e attività, diverse dal gatto. Insomma il messaggio che dovrete riuscire a comunicare al vostro levriero è che il “gatto non è un target interessante; ci sono cose molto più interessanti. Il gatto è lì, fa parte della famiglia, e va lasciato in pace”. Coinvolgete il levriero in attività piacevoli ma senza eccitarlo, ovvero senza innalzare troppo arousal (il livello di attivazione emozionale). Va premiata in tutta questa fase la calma, quindi un livello di attivazione emozionale intermedio, che è associato ad emozioni piacevoli e di benessere. Va quindi bene es. accarezzarlo in maniera delicata e tranquilla partendo dalle zone fredde, spazzolarlo, coinvolgerlo in una ricerca olfattiva molto semplice. Non proponete al cane attività che lo fanno eccitare: evitate dunque pupazzi che suonano o che assomigliano a prede, giochi del tira e molla, palline che suonano.

6) Evitate di utilizzare il no per inibire e bloccare gli atteggiamenti e le iniziative predatorie del vostro levriero. Con il no, infatti, non fareste altro che mantenere comunque fissati sul gatto l’interesse e la motivazione predatoria del levriero. Invece, quello che occorre fare è spostare l’attenzione del levriero su altro di più interessante, che è anche occasione di interazioni e condivisioni piacevoli con il partner umano.

7) Se notate eccitamento elevato nel levriero, accompagnate rapidamente il levriero in un’altra stanza. Coinvolgetelo in attività piacevoli e interessanti come descritto ai punti precedenti.

8) Fategli conoscere e indossare la museruola, applicando i passi descritti al paragrafo “vestizione della museruola”.

9) Non portatelo nella stanza dove è visibile il gatto, fino quando il levriero non ha recuperato uno stato di calma.

10) Ripetete i punti da 3 a 7 tutte le volte che sarà necessario nei giorni successivi dell’inserimento, ovvero ogni volta che il vostro levriero si attiverà alla vista del gatto. Mantenete sempre installato e chiuso il cancelletto. Indossate al levriero la museruola in ogni momento in cui cane e gatto sono assieme, ma lasciate che il gatto possa andare e venire come preferisce.

11) Ripetete il processo per diversi giorni, finché gatto e levriero mostrano scarsa attenzione l’un l’altro. Se il cane si mantiene calmo, mostra interesse ma non si eccita, oppure ignora il gatto, applicate quanto detto al punto 7 del paragrafo 4.3.

12) Nel caso in cui il levriero dovesse sentire il bisogno di rincorrere il gatto, voi sarete lì a supervisionare e dire “NO” seguito subito dalla proposta di attività alternative interessanti, seguendo quanto riportato nei punti di cui sopra (i punti dal 4 al 7). Dal canto suo, il gatto può giocare il suo “jolly” e andare oltre al cancellino sapendo che il cane non può seguirlo. Mantenete questa routine finché il vostro levriero non avrà perso ogni interesse predatorio verso il gatto.

13) A poco a poco, levriero e gatto dovrebbero cominciare ad ignorarsi. Il gatto potrebbe prendere confidenza e avventurarsi in un’annusata: mantenetevi calmi. Osservate e monitorate cosa accade. Posizionatevi in prossimità del gatto e del cane e modulate i tempi e i modi della reciproca conoscenza, favorendo comportamenti di entrambi i soggetti che non siano bruschi o invadenti. Evitate i “No” e concentratevi sul premiare facendo complimenti con tono di voce positivo, con il contatto piacevole e con lo sguardo, tutti i comportamenti dei vostri due pelosi che sono appropriati. Se uno dei due dà segni di esagerare, portate la sua attenzione su di voi e coinvolgetelo in un’interazione piacevole.

14) Se il cane oltrepassa il limite, una graffiata del gattino gli insegnerà a tenere le giuste distanze. Tra l’altro i greyhound e i galgo sono estremamente fifoni. Se si imbattono in qualcosa che li ferisce, ci pensano due volte prima di tornare su quel qualcosa. I gatti la fanno quasi sempre da padroni coi cani, greyhound inclusi se ne hanno la possibilità.

15) Nel momento in cui non si mostrano più infastiditi o allertati dalla reciproca presenza, ovvero quando il levriero non è più “fissato” con il gatto o se quando il gatto soffia al cane, questo guarda altrove o abbassa la testa, potete togliere la museruola mentre siete in casa a supervisionare, assicurandovi che il gatto possa in ogni momento allontanarsi dalla portata del cane.

16) Da questo momento in poi la procedura da seguire è identica a quella illustrata nel caso della situazione A – paragrafo 4.3.

4.5 Fase tre – L’inserimento – Situazione C

1) Può capitare invece che il vostro Il levriero si mostri inibito e intimorito dalla presenza del gatto. Emette segnali di stress e di pacificazione: sbadiglia ripetutamente, si lecca il labbro, si lecca il corpo o si gratta, rimane immobile e guarda lontano.

2) In questo caso sarà importante evitare in tutta la prima fase di inserimento che il gatto si avvicini troppo al cane, lo inviti all’interazione oppure lo infastidisca o lo provochi.

3) In questo caso, può anche essere utile montare una rete che divida completamente l’area riservata al gatto da quella in cui si trova il cane.

5. La vestizione della museruola

1) Scegliete una stanza che sia vissuta dal cane come un ambiente sicuro in modo che il vostro levriero possa sentirsi calmo e posizionarsi su un livello intermedio di arousal (di attivazione emozionale).

2) Utilizzate le museruole specifiche per levriero e conformate a “gabbietta”.

3) Piegati sulle gambe e con il fianco di 3⁄4 rispetto al cane, appoggiate la museruola a terra e chiamate il cane verso di noi. Distogliete lo sguardo dalla museruola.

4) Permettete ed incentivate l’esplorazione della museruola attraverso bocconcini appetitosi, che avrete posizionati all’interno e intorno alla museruola e incastrati tra le maglie della struttura a gabbietta.

5) Prendete la museruola in mano, invitate il cane ad avvicinarsi, porgendogli dei premietti attraverso la museruola stessa, infilandoli tra le maglie. In questo modo lo invoglierete ad infilare il muso all’interno della museruola. Prestate particolare attenzione alla vostra CNV, soprattutto a posture che incombano sul cane. La museruola è uno strumento a cui è molto facile dare una marcatura emozionale negativa.

6) Prolungate lo svolgimento del punto 5 fin quando non osservate una postura del cane rilassata, la coda scodinzolante e curiosità per l’oggetto.

7) Allungate gradualmente il tempo in cui il cane terrà il muso infilato nella museruola, non concedendogli subito il bocconcino che teniamo stretto tra le dita. Importante è essere molto graduali.

8) Solo quando il vostro levriero vi apparirà sufficientemente tranquillo, allacciate la museruola e proponete ancora qualche premio o dei bastoncini lunghi.

9) Prolungate gradualmente il tempo in cui lasciate la museruola al cane.

10) Non appena indossata la museruola, coinvolgete il vostro levriero in un’ attività piacevole, ad esempio una passeggiata o un massaggio piacevole partendo dalle zone fredde.

11) Quando decidete di togliere la museruola, prendete l’attenzione del cane, abbassatevi sulle gambe e mostrategli il fianco.

12) Premiatelo se si avvicina e accarezzatelo in maniera calma e rilassata.

13) Sganciate la museruola, toglietela, riprendete l’attenzione del cane e premiatelo.

14) Date al cane il segnale di chiusura dell’interazione “finito”.

15) La chiusura dell’interazione va effettuata così: a) Verbale: “finito”; b) Gestuale: movimento delle mani con i palmi aperti che si incrociano; c) Posturale e Prossemico: distolgo lo sguardo, giro la testa, volto le spalle e mi allontano. Attenzione allo sguardo che, se mantenuto sul cane, tiene aperta l’interazione. Dopo il segnale di chiusura, ignorare il cane e riprendere le proprie attività.

16)  Riponete la museruola a posto.